Doppio Schumann a Firenze e Milano
ORT e laVerdi unite per la Sinfonia n.4
John Axelrod apre la sua stagione 21/22 all’insegna del progetto “Classicismo radicale” con cui enfatizza l’aspetto di unicità delle sue interpretazioni perspicaci e profonde. E lo fa proponendo le due versioni della Quarta Sinfonia di Schumann, prima con l’ORT e a fine mese con l’Orchestra laVerdi di Milano, in nome di una consolidata e profonda collaborazione negli ultimi anni.
Il direttore americano John Axelrod, impegnato nella doppia esecuzione ad ottobre della Quarta Sinfonia di Schumann ha pensato bene di offrire al pubblico una doppia lettura tra il concerto a Firenze con l’Orchestra della Toscana (l’8 ottobre) e quello a Milano (il 22 ottobre) con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi.
Al Teatro Verdi di Firenze ascolteremo la prima versione del 1841 che si identifica come Florestaniana per le sue sonorità cameristiche e per la sua energia esuberante. L’opera com’è noto fu poi rivista dall’autore e riproposta a Düsseldorf nel 1853 (considerata Eusebiana per la sua orchestrazione più ampia e per il suo carattere più oscuro e contemplativo). È questa seconda edizione che verrà proposta come detto dallo stesso Axelrod con l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi nella tradizionale sede dell’Auditorium di Milano Fondazione Cariplo. Due versioni che riflettono la stessa natura ambivalente e misteriosa di Schumann, che Axelrod vuole offrire in rapida successione al pubblico italiano.
Tra le motivazioni che spingono Schumann a rimettere mano alla partitura, dopo il 6 dicembre 1841, data della prémière della Sinfonia in Re minore, accolta da un tiepidissimo (e, per Schumann, deludente) entusiasmo, citiamo una lettera del compositore a Clara Wieck. Schumann ora più che mai acquisisce “la consapevolezza che le opere scritte con tanta precipitazione abbisognino di rielaborazioni, specie nell’orchestrazione“, contando il fatto che la Quarta fu composta in poco più di quattro mesi, un tempo assai ridotto, tenendo presente, ad esempio, che grandi “monumenti” sinfonici come la Nona di Beethoven o la Prima di Brahms impegnarono i loro autori per decenni.
Forse questi due appuntamenti si completano reciprocamente, proprio perché, a distanza spazio-temporale, possiamo ambire a fornire ai fruitori una più completa identità di questa pagina orchestrale.