Oggi, 167 anni fa, veniva inaugurato il nostro Teatro. Approfittiamo dell’occasione per ricordare la figura di Girolamo Pagliano che di quella impresa fu ispiratore e promotore. La storia di questo importante spazio della vita culturale cittadina, è anche la sua.
10 settembre 1854, davanti a quasi quattromila spettatori si inaugurava ufficialmente il nuovo grande teatro fiorentino “Imperiale e Reale Arciduca Ferdinando”. Sebbene aperto già da oltre un anno (il primo spettacolo in un teatro ancora non completato porta la data del 12 giugno 1853) quella fu l’occasione per i fiorentini di festeggiare il loro nuovo teatro e l’uomo che lo aveva voluto loro regalare, Girolamo Pagliano.
La figura di Pagliano è complessa e controversa: da un lato aveva provato con la carriera di baritono, riscuotendo però solo insuccessi; dall’altro abile imprenditore, emigrato a Parigi, aveva studiato medicina ed era entrato in possesso della ricetta di uno sciroppo “depurativo del sangue e degli umori” (un banale lassativo!), che rientrato a Napoli cominciò a produrre e commerciare. Lo “Sciroppo Antiacido Britannico” che, come recitava la pubblicità dell’epoca, curava praticamente tutti i mali, garantendo una migliore qualità e durata della vita, ebbe talmente tanto successo che Pagliano aprì un’officina di produzione a Firenze, da dove partivano spedizioni per tutto il mondo.

Il clamoroso successo del suo elisir ne fece uno degli uomini più ricchi di Firenze, dove nel frattempo si era trasferito. Con i soldi guadagnati cominciò ad acquistare varie proprietà in città, da villa della Querce a due palazzi in via Pandolfini (tra i quali il bellissimo Palazzo Galli Tassi) e il Palazzo Niccolini. Ma il desiderio di Pagliano era quello di lasciare traccia della sua esistenza e, uno sciroppo purgante, si rendeva conto, non era il modo migliore per farlo. Era forte in lui il desiderio di lasciare alla città di Firenze qualcosa che avrebbe potuto resistere al trascorrere del tempo; e cosa meglio di un grande teatro? Così acquistò l’edificio che era stato dal 1300 il Carcere delle Stinche e che nel frattempo era stato rimodernato e trasformato in edifici civili. Dopo pochi anni di lavori fu pronto il suo regalo alla città di Firenze (fu sua la scelta di offrire prezzi dei biglietti molto più bassi degli altri teatri cittadini perché tutti potessero accedervi), città che gli riconobbe il merito di tale gesto chiamando sin da subito il teatro “Pagliano” (nome poi sostituito da “Teatro Verdi” nel 1901).
Si diceva della controversa figura di Pagliano: accanito giocatore di carte (al punto che perse buona parte della sua fortuna, teatro compreso, per debiti di gioco), si diceva che prestasse soldi a tassi non proprio di favore; anche Collodi, amico di Pagliano, ne fu vittima e c’è chi ha letto nelle parole del suo Pinocchio “un pescecane più grosso di un casamento di cinque piani” un riferimento proprio al “pescecane” Pagliano e al suo teatro.
Ma, nonostante queste ombre sulla sua figura, resta un mecenate che ha regalato alla città uno dei suoi più grandi teatri, garantendosi così l’agognata immortale memoria.
