All’ingresso del Teatro Verdi, nel primo foyer, c’è un suggestivo lampadario. Magari non ci avete fatto nemmeno caso entrando, eppure ha una sua storia. E soprattutto una sua poesia. Ce la racconta Tiziana Goretti che lavora negli uffici della direzione artistica dell’ORT. È li che lei si dà appuntamento con i bambini dei nostri matinée.
C’è un luogo all’interno del Teatro Verdi dove vive appeso un oggetto che per fretta o distrazione in molti forse non hanno mai notato.
Ma c’è una fetta del nostro pubblico che ogni volta che mette “piedino” in teatro ne scopre subito la magia: i bambini! Mi accorsi in prima persona di questa immobile “presenza” molti anni fa durante il mio primo incarico di accoglienza ad un concerto per le scuole.
Ero nel foyer ad attendere l’arrivo dei piccoli spettatori, terribilmente emozionata nel ricevere un pubblico così felice, accaldato, spontaneo e allegramente chiassoso, quando ad un tratto dalle urla concitate si passò gradatamente al silenzio; immaginai che le insegnanti avessero riportato la disciplina richiamando i loro alunni all’ordine, ma poi mi accorsi che tutti i nostri piccoli ospiti se ne stavano con il nasino all’insù, con lo stupore in viso di chi vede per la prima volta qualcosa di veramente speciale.
Abbagliante come fari nel buio, appuntito come lame di ghiaccio, misterioso come un labirinto di vetro, si ergeva sopra le loro piccole teste un fiabesco lampadario.

Le ultime a vederlo furono le loro maestre, e la sottoscritta naturalmente. Bellissimo! Come avevo fatto a non averlo mai notato ?
Forse è perché noi adulti siamo sempre di fretta con lo sguardo puntato in avanti che sono stati inventati i bambini, per raccontarci con la meraviglia dei loro occhi quel cielo che noi per distrazione ormai non osserviamo quasi più.
Sono molti anni che ricevo il pubblico dei più piccoli, e ogni volta assisto sempre la solita scena: bambini che improvvisamente si ammutoliscono di fronte a quella moltitudine di luci.

Scusa ma…..
“Sembra il castello di ghiaccio di Frozen!”
“Chi l’ha inventato stava giocando a Tetris?”
“Quanto tempo ci vuole per spengerlo tutto?”
“Avete una gru per attaccarlo al soffitto?”
In effetti l’assemblaggio e la pulizia di questa meraviglia non sono affatto cosa da poco, e lo sanno perfettamente alcuni dei miei colleghi incaricati nella sostituzione delle lampadine e nella pulizia di questo puzzle di vetro incantato. Sono infatti circa 300 pezzi, tutti numerati. Il lampadario si regge grazie ad una longarina che attraversa quasi tutto l’ingresso. Probabilmente è stato costruito poco dopo la fine della seconda guerra mondiale. L’ultima volta che è stato smontato per manutenzione, era l’estate del 2018, e l’operazione ha richiesto molti giorni di lavoro.
Non so se voi che mi state leggendo sentirete il bisogno di alzare gli occhi la prossima volta che verrete a Teatro ma, se lo farete, la magia di quelle luci incanterà anche voi!
È una promessa.
