Torniamo in Toscana con la nostra musica e lo facciamo con il più classico dei nostri appuntamenti: il “Concerto di Natale”. Ma da dove trae origine questa tradizione? Un riflessione di Rosaria Parretti ci porta nell’epoca Vittoriana. Noi vi aspettiamo dal 18 dicembre con Nil Venditti e Alina Ibragimova.
Se oggi celebriamo la tradizione del Natale, con scambio di doni, decorazioni, capitoni e cenoni, è tutta colpa di Charles Dickens. O meglio, è colpa del racconto che questo magnifico scrittore ci ha lasciato dell’Epoca vittoriana, quando alle collettive «messe solenni» per la nascita del Redentore, si aggiungono nuovi rituali di stampo familiare e laico. I motivi di questa trasformazione dei costumi britannici, che avrà effetti così duraturi e lontani dal luogo d’origine, sono da rintracciare nella situazione economica e politica di quel Paese nell’Ottocento: la stabilità del regno garantita dalla regina Vittoria, una potenza industriale e mercantile senza pari, e la conseguente nascita del ceto medio borghese, con nuovi lussi per una fetta sempre più ampia di popolazione.
All’inizio, nei luoghi di lavoro, il Natale non è nemmeno considerato un giorno di festa, ed è proprio Dickens a dircelo, in Canto di Natale, quando il protagonista, l’avarissimo Scrooge, ribatte al nipote che era venuto a fargli gli auguri: «O che altro è il Natale se non un giorno di scadenze quando non s’hanno danari… un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodici mesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola partita all’attivo?». Si sa che dopo la visita del fantasma del suo vecchio socio, e degli Spiriti del Natale passato, presente e futuro, Scrooge si «converte», e capisce che il Natale è una festa da celebrare degnamente, all’insegna della comprensione, della carità e dei pranzi in famiglia, come fa Bob Cratchit, il suo buon contabile, descritto con moglie e figli a tavola, pronto ad azzannare l’oca ripiena più famosa della letteratura.

Le mode del Natale vittoriano prevedono l’invio di biglietti d’auguri e la creazione di addobbi per la casa, che raggiungono il culmine nell’albero decorato. Il simbolo natalizio per eccellenza è infatti opera della regina Vittoria e di suo marito, il principe Alberto, che introduce a Windsor l’antica tradizione germanica del culto degli alberi.
La mania dell’albero decorato esplode in tutto il regno dopo che la rivista «Illustrated London News» pubblica il 23 dicembre 1848 un’illustrazione con la famiglia reale intorno all’albero acceso di candele e infiocchettato di dolcetti e pacchetti, con i balocchi sotto: soldatini e bambole. L’iconografia è potentissima, e l’albero di Natale è servito. Dal Regno Unito arriva negli Stati Uniti per rimbalzare poi nel Secondo dopoguerra anche in Italia.
Quest’anno sotto l’albero per voi c’è un’intera orchestra (la nostra), pronta a deliziare le vostre orecchie con un programma, è il caso di dirlo, «coi fiocchi». In apertura Gioachino Rossini e le ouverture da La Cenerentola e Il barbiere di Siviglia per proseguire con il Concerto per violino e orchestra op.64 di Mendelssohn, nell’interpretazione di Alina Ibragimova. Come ultimo regalo, la prima esecuzione italiana di Symphonic Dances del compositore turco Fazil Say. Sul podio Nil Venditti, nostro direttore ospite principale per un bellissimo Natale presente e futuro. Ben cinque le repliche in Toscana: si debutta al Teatro Comunale Garibaldi di Figline Incisa il 18 dicembre, per proseguire al Teatro Politeama Multisala di Poggibonsi il 21, al Cinema Teatro Metropolitan di Piombino il 22, al Teatro Pacini di Pescia il 23, per concludere al Teatro Verdi di Firenze per la vigilia (ore 17.00). Altre info sul concerto cliccando qui.
