Un progetto fotografico dedicato alla pandemia da Covid-19, una finestra sulla quotidianità negata e sullo spazio pubblico condannato: Arcipelago-19 esce dai social per raccontare le esperienze umane attraverso i luoghi delle città.
Arcipelago-19 è un progetto fotografico collettivo basato sul particolare momento storico che sta vivendo l’Italia, insieme al mondo intero. Tra il 16 e il 17 marzo, in occasione del primo anno dalla fondazione del collettivo, si è concretizzata l’iniziativa #Anticorpi. Si tratta di una serie di affissioni avvenute contemporaneamente nelle 14 città d’Italia che hanno aderito al progetto (Milano, Trento, Brescia, Bagolino e Treviso Bresciano in Val Sabbia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Manziana, Ostia, Napoli, Sannicandro di Bari e Palermo), che hanno visto protagoniste alcune fotografie tratte dall’Atlante della pandemia.

Questo Atlante è nato l’anno scorso sui social e sul web, dopo aver raccolto una grande quantità di immagini legate alla pandemia, adesso entra finalmente in una sfera fisica e urbana. Le fotografie infatti, realizzate dai fotografi e dalle fotografe che hanno costruito Arcipelago-19, sono esposte in piazze, bacheche, strade e luoghi pubblici. L’obiettivo è quello di usare queste immagini come strumento di coinvolgimento della cittadinanza attraverso l’esperienza dello sguardo partecipato.

“Arcipelago-19 è un atlante visivo della pandemia – spiega il collettivo – vuole mettere insieme il racconto di tante e tanti fotografi professionisti che si trovano a documentare il loro territorio durante la quarantena e la pandemia del Covid-19. Il nome arcipelago è nato per cercare di dare l’idea di un paese fatto di tante piccole isole, non più comunicanti fra di loro, che si sono chiuse e messe a distanza di sicurezza. Tra loro non c’è il mare, ma la quarantena.”
In questo modo, lo spazio che ospita le immagini muta, acquistando un nuovo significato. I luoghi pubblici, senza persone che li vivono e li abitano, diventano insignificanti luoghi di passaggio, spazi che le persone attraversano distrattamente, per andare da un punto all’altro. Ma con questo progetto si vuole creare un momento di evasione, di condivisione, in cui le persone possono per un attimo vivere emozioni collettive, in un momento in cui la collettività è sempre più alienata.

Il progetto arriva anche a Firenze: una foto è stata affissa in Piazza Taddeo Gaddi, con il Patrocinio del Comune di Firenze. L’immagine (scattata da Alessandro Cinque) rappresenta Roberto Ciardiello seduto in una platea deserta. Roberto è un ragazzo di 25 anni, ingegnere del suono che lavora al teatro Toto di Napoli e che, come ogni altro lavoratore dello spettacolo, sta passando un momento a dir poco non facile.