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  • Il “fashion” della musica



    A margine del concerto con Ian Bostridge, una riflessione per ricordare che l’arte si esprime in molti modi. E per dirla con Carrie Bradshaw di Sex and the City, “I miei soldi li voglio là dove li posso vedere: tutti appesi nel mio armadio.”

    «J’ai seul la clef de cette parade sauvage»: sono le prime parole che il tenore Ian Bostridge pronuncerà all’attacco de Les Illuminations. In italiano, suonano: «Io solo ho la chiave di questa parata selvaggia». Sono ovviamente di Arthur Rimbaud, parole misteriose che il poeta piazza a effetto infondo a Parade, una delle prose poetiche da cui Benjamin Britten ha tratto ispirazione per le proprie illuminazioni musicali ν (1939). Secondo la critica letteraria, Parade nasconde un violento attacco nei confronti del cristianesimo, scatenato, a quanto pare, da una cerimonia religiosa alla quale Rimbaud assistette a Milano nel 1875. A leggere il testo, si scoprono, infatti, espressioni come «portamento crudele degli orpelli», «lusso disgustoso», che il poeta usa per descrivere , nenache troppo velatamente il fasto eccessivo di quella celebrazione significativa. Alla fine, tutto è paragonato a una «parata selvaggia», appunto. La potenza evocativa di Rimbaud è sempre stata di stimolo per tanti artisti di ogni genere, ma ritrovare le stesse identiche parole, «J’ai seul la clef de cette parade sauvage», come sinonimo di eleganza, è quasi un contrappasso ironico. La frase infatti si trova stampata sulla stoffa di un abito femminile degli anni ’50 disegnato da Claire McCardell, una delle maggiori stiliste statunitensi, nota soprattutto per aver inventato l’abbigliamento «sportivo», o casual.

    Abito disegnato da Claire McCardell nel 1955 – Cooper Hewitt Collection, New York

    Questa singolare coincidenza non si deve tanto alla McCardell, quanto all’idea di un geniale industriale tessile americano, Dan Fuller, presidente della Fuller Fabrics, che nel 1953 invitò cinque artisti dell’epoca a creare per la sua azienda una linea di tessuti chiamata Modern Masters Series. I cinque artisti convocati furono Pablo Picasso, Marc Chagall, Joan Miró, Raoul Dufy e Fernand Léger. Fuller lavorò personalmente con i magnifici cinque per selezionare dalle loro opere i motivi più adatti a essere ripetuti in serie per la stampa, dando vita così a una collezione di tessuti unica. Per Picasso, ad esempio, una stoffa riprendeva il disegno di un uccello da uno dei suoi piatti di ceramica, mentre in un’altra le figure della corrida venivano da una litografia. Le stoffe più bizzarre della collezione, però, sono quelle disegnate da Fernand Léger, destinate agli abiti quotidiani delle donne americane, lontano dall’alta moda, con risultati decisa-mente fuori dal comune. Parade Sauvage, guarda caso, è il nome dato alla stoffa disegnata da Léger e usata dalla McCardell per l’abito in questione. Il motivo fu selezionato da una serie di litografie fatte da Léger nel 1949 per accompagnare una bellissima e ora rarissima edizione illustrata de Les Illuminations (con prefazione di Henry Miller). Né Léger, né Rimbaud, si sarebbero mai aspettati di finire su un vestito. E chissà cosa penserete adesso quando Ian Bostridge canterà con la sua dizione perfetta «J’ai seul la clef de cette parade sauvage». Paramenti sacri, vestiti, orpelli, o forse no.

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