Un’altra splendida Villa Medicea che ospita uno dei nostri appuntamenti estivi all’insegna della buona musica. Questa volta ci troviamo in un luogo ancora più speciale poiché sede della rinomata Accademia della Crusca.
Le origini di questa meravigliosa villa chiamata anche Villa Reale, L’Olmo o Il Vivaio, sono legate alla presenza dell’acquedotto romano della Valdimarina situato tra Sesto e Firenze, e da una cisterna detta castellum, da cui l’attuale toponimo di ‘castello’.
La villa è il risultato di una stratificazione di interventi costruttivi a partire da un nucleo più antico, costituito da una torre difensiva con annesso un piccolo corpo di fabbrica appartenente al XII secolo.
Già dal XIV secolo questa struttura perse le sembianze di fortezza per assumere quelle di residenza.

Fu in questa Villa che Marsilio Ficino educò il giovane Lorenzo di Pierfrancesco alla visione del mondo e fu sempre per questa che Botticelli dipinse La Nascita di Venere e La Primavera, più tardi trasferiti agli Uffizi.
Nel 1477, su consiglio di Lorenzo il Magnifico, la villa appartenente alla famiglia Della Stufa fu acquistata da Lorenzo e Giovanni di Pierfrancesco de’Medici. Divenuta la residenza di quest’ultimo, venne trasformata e ampliata nelle dimensioni. Nel Cinquecento, sotto l’autorità di Cosimo I, furono intrapresi degli imponenti lavori di trasformazione che trovarono compimento sotto il regno di Ferdinando I, agli inizi del Seicento.
Numerosi sono gli architetti e gli artisti che lavorarono nella villa in questo periodo, ma coloro che lasciarono una traccia più profonda del loro operare furono senza dubbio Niccolò Pericoli detto il Tribolo, Giorgio Vasari e Bernardo Buontalenti.

All’alba del XVII secolo il possedimento di Castello era compiutamente divenuto un nodo dell’articolato sistema di organizzazione del territorio che permetteva ai Medici di controllare gli elementi naturali, orientare la vita economica e governare lo Stato. Dopo alterne vicende, il complesso fu acquisito nel 1919 al patrimonio della Stato italiano. Alla fine della prima guerra mondiale, Vittorio Emanuele III donò la fattoria di Castello all’Opera dei Combattenti mentre, nel 1924, la villa e il giardino divennero patrimonio dello Stato.

Il Giardino della Villa di Castello, secondo solo a quello di Boboli, può a pieno titolo definirsi prototipo del giardino all’italiana cinquecentesco. Questo venne infatti realizzato come parte significativa di un complessivo programma di rinnovamento e abbellimento della Villa di Castello. Secondo il Vasari, Il progetto decorativo elaborato dal Tribolo, insieme a Pierino da Vinci e altri artisti, avrebbe dovuto tener conto di un complesso programma allegorico elaborato da Benedetto Varchi, incentrato sul binomio formato dalla dinastia medicea e dalla città di Firenze.
I punti salienti di questo progetto si concentrano nella Fontana di Ercole e Anteo, situata lungo l’asse centrale del giardino all’italiana, e nella straordinaria Grotta degli Animali o del Diluvio.

Infine, il giardino vanta una eccezionale collezione di agrumi, costituita da circa cinquecento piante di importanza storico-botanica unica al mondo discendenti dalle antiche varietà medicee con esemplari di oltre trecento anni di vita. Al giorno d’oggi la Villa ospita la sede della prestigiosa Accademia della Crusca e dell’Opera del Vocabolario Italiano, mentre il parco è gestito dalla Direzione regionale Musei della Toscana, organo periferico del Ministero per i beni e le attività culturali.
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