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  • Arnold Schönberg compositore austriaco naturalizzato statunitense

    Arnold Schönberg



    Tra arte musicale e arte pittorica.

    Siamo nel 1949, in California. Alla radio, sta per andare in onda un concerto dal Los Angeles County Museum of Art, e il compositore Halsey Stevens presenta l’autore dei brani che stanno per essere trasmessi in diretta dalla sala musica del museo. Per introdurlo usa queste parole:
    “È un uomo il cui pensiero musicale ha influenzato tutto il mondo, suscitando grandi discussioni e polemiche”.
    Si tratta di Arnold Schönberg, che vive e lavora a Los Angeles ormai da anni. Stevens aggiunge che, oltre ad essere un musicista, “Mr. Schönberg” è anche un pittore, per cui l’idea di eseguire i suoi brani all’interno di un museo ricco di opere d’arte è particolarmente felice. Schönberg aveva addirittura manifestato il desiderio di accompagnare la sua arte musicale con quella pittorica, di esporre, cioè, i suoi quadri parallelamente al concerto, ma ciò non è stato possibile.
    Interviene finalmente Schönberg, e con il suo spiccatissimo accento tedesco racconta agli ascoltatori americani che è stato, sì, un pittore, ma che da molti anni ormai non dipinge più; trovarsi però all’interno di un museo e dover parlare alla radio, rappresenta un’occasione per raccontare cosa significa, e ha significato, per lui, la pittura. Ecco le sue parole:
    “Per me era come scrivere musica. Era un mezzo per esprimermi, per presentare emozioni, idee e altri sentimenti”, e come le sue composizioni, anche i suoi quadri, sono stati attaccati, criticati, compresi o condannati. Aggiunge poi, che come pittore ha avuto una formazione da autodidatta, ma comunque possiede un innato senso per le “misure”, che rientra nelle abilità sia di un musicista, sia di un artista.
    “Essere consapevoli delle diverse grandezze e della relazione che intercorre fra di loro, è probabilmente alla base di un corretto equilibrio e di una logica interna”. Il “padre della musica atonale” è infatti capace di disegnare un cerchio perfetto senza l’aiuto del compasso.

    Pipilotti Riest “Looking Through Pixel Forest”, 2016

    Lo vedete alla Biennale di Venezia, alla Tate Modern di Londra o al MoMa di New York? Un videoartista, intento a rintracciare il rapporto fra suono e video nelle frequenze che compongono l’onda sonora e l’onda video? O proporrebbe filmati al rallentatore come quadri che prendono vita? Proietterebbe sul pavimento fasci di luce multicolore su cui camminare mentre si è immersi nel suono? O vincerebbe il Turner Prize con un video girato con uno smartphone?

    Nessuno lo sa con certezza. Ciò che è certo, invece, è che l’unico contatto che Schönberg ha avuto con l’arte delle immagini in movimento, è stato nel 1935, quando ha incontrato Irvin Thalberg, il boss della Metro-Goldwyn-Mayer, il quale dopo aver “sentito alla radio la musica deliziosa che aveva scritto”, lo voleva per la colonna sonora di un film. La leggenda narra che Schönberg abbia risposto: “Io non scrivo musica deliziosa”.
    Il Novecento ci ha risparmiato Verklärte Nacht a Hollywood, ma ci permette di godere, qui e ora, di questa magnifica installazione acustica. Buon divertimento!

    Bisogna ascoltare “i colori, i rumori, le luci, i suoni, i movimenti, gli sguardi, i gesti.”

    Lettera di Arnold Schönberg ad Alma Mahler, 7 ottobre 1910

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